Il “sintomo anoressico” è un modello primordiale e innato di comunicazione quando non siamo ascoltati.
Da qui bisogna partire per evitare percorsi distruttivi per l’anima e per il corpo.
…anche “la rabbia” appare insensata.
E’ difficile direzionarla.
E’ difficile ribellarsi alla violenza degli oggetti che ci circondano.
E’ difficile ribellarsi a tutto ciò che soffoca il nostro spazio emotivo.
E’ difficile ribellarsi a tutto ciò che mortifica il nostro spazio significativo.
Per questo, il confine tra rabbia e odio verso se stessi, è sempre più labile…
Non è facile ammettere che all’aumento della quantità delle relazioni, legate alla complessità sociale che stiamo vivendo, corrisponde un abbassamento delle possibilità di poterne usufruire.
Tale spietato meccanismo costringe molte persone a vivere relazioni superficiali o, peggio, virtuali, senza poter usufruire di basi affettive solide e continuative che sono il nutrimento basilare della nostra vita.
Questi vissuti conducono frequentemente ad una progressiva chiusura verso l’esterno che è alla base di quello che può essere definito un vero e proprio “autismo sociale”.
Vi è un fuori di noi, sempre più pericoloso e temuto che ci costringe ad eludere e a negare il corpo.
E’ questo il vero terreno di coltura dei disturbi del comportamento alimentare (DCA).
Per capire le ragioni di questa nuova epidemia è necessario comprendere che tra i bisogni fondamentali dell’essere umano il bisogno affettivo è contestuale al bisogno nutritivo e secondo Bowlby è il più importante.
Nelle prime fasi della vita il corpo del neonato, la madre e il suo latte costituiscono un insieme fusionale e indistinto;

successivamente avverrà l’identificazione progressiva del “corpo” come centro attivo di interscambi e cominceranno a distinguersi i bisogni del corpo che si soddisferanno nella relazione con il cibo, da quelli emotivi che saranno colmati dalle relazioni significative e con gli altri.

Il perfetto bilanciamento tra i due nutrimenti si riflette nella congruità del pasto, che tenderà ad essere equilibrato e appropriato quanto più rappresenterà un momento di intermediazione tra bisogni biologici, emotivi e contesto socio-culturale e ambientale, ma nello stesso tempo promuoverà, coerentemente con gli input ricevuti, la salute e l’armonia del corpo.
E se gli input sono confusi e disturbanti come nella nostra società?
E’ sempre il corpo lo strumento più comunicativo e più sincero che è il tramite tra noi e l’esterno, che è il medium che permette il distacco (attraverso l’anoressia o l’obesità) o il contatto pieno tra ciò che siamo e ciò che è altro da noi.
Al di là degli eccessi e delle strumentalizzazioni del corpo prodotte dalle attuali pressioni ambientali, la salute sta nella ricerca della consapevolezza del proprio corpo e del suo linguaggio.
Bisogna imparare ad ascoltare il corpo che ci parla attraverso il dolore, il piacere, la tensione, il rilassamento, il malessere e il benessere ed è fondamentale non solo riconoscere i messaggi che manda, ma anche saperli accettare, dando spazio all’affermazione di un proprio pensiero, anche se divergente, e di una propria personalità, anche se controcorrente.
Per accogliere la domanda di aiuto delle persone che soffrono di un disturbo del comportamento alimentare (DCA), le figure professionali che si occupano di tali problematiche, dovrebbero favorire l’ascolto di questi pazienti mettendo al centro del percorso di cura la dimensione relazionale.
E’ importante che queste persone prendano consapevolezza che il rapporto disfunzionale che esse hanno con il cibo è indotto da una sofferenza e disagio interni che essi tendono a esprimere attraverso la distruzione del proprio corpo.
Il sintomo assume un significato di protezione e tutela dalla possibilità di esprimersi, dalla sessualità, dalla competitività, dal confronto con gli altri in cui ci si sente perdenti.

Spesso per tutti questi vantaggi che la situazione di malattia dà, nascono delle resistenze da parte dei pazienti che li ostacolano nel processo di guarigione facendogli mantenere i sintomi anche se gli causano moltissima sofferenza.
Per questo è di fondamentale importanza che gli operatori sappiano gestire, affrontare e superare tali ostacoli creando un clima di collaborazione per far raggiungere alla persona uno stato di benessere.
Se ti interessa questo argomento abbiamo scritto altri articolu sui disturbi del comportamento alimentare (DCA) come ad esempio quello del rapporto Braccio-avambraccio come indice di malnutrizione
Autore: Dott. Paolo De Cristofaro